Massimiliano Maria Kolbe
Frate francescano conventuale, polacco, missionario senza confini,
è stato canonizzato da Giovanni Paolo II nel 1982 come martire della carità.
Appassionato di Dio e degli uomini, fin dagli anni giovanili si è speso perché tutti
potessero trovare la felicità e la pace.
Infine, nel campo di concentramento di Auschwitz, ha dimostrato il suo amore “ostinato e invincibile” dando la vita per un altro prigioniero.
Massimiliano Kolbe nasce l’8 gennaio 1894 a Zdunska-Wola in Polonia, da una famiglia semplice, religiosa e patriottica. Fin da bambino vive una relazione profonda con la Vergine Maria che si approfondisce negli anni fino a sfociare in una donazione totale a lei. Giovanissimo, entra nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, e dopo i primi studi si trasferisce a Roma per completare la sua formazione. Qui il 16 ottobre 1917 fonda la Milizia dell’Immacolata, oggi Associazione pubblica di fedeli, internazionale e universale, la cui spiritualità consiste nel donarsi all’Immacolata per appartenere a Lei e con Lei farsi discepoli e missionari di Cristo.
Padre Kolbe, ordinato sacerdote nel 1918, l’anno successivo ritorna in Polonia dove inizia la sua instancabile attività missionaria: dà inizio ad una rivista mensile e, nel 1927, fonda Niepokalanów (la Città dell’Immacolata), dove arriverà a contare quasi 800 frati, molti dei quali impegnati nell’evangelizzazione attraverso la stampa.
Nel 1930 parte per il Giappone dove fonda una seconda “città”, Mugenzai no Sono, nella periferia di Nagasaki.
Già minato dalla tubercolosi, nel 1936 rientra in Polonia dove si dedica allo sviluppo spirituale e apostolico di Niepokalanów, divenuta il più prestigioso complesso editoriale cattolico della Polonia.
Il 17 febbraio 1941 Massimiliano viene arrestato in Polonia dalle SS e trasferito nel campo di concentramento di Auschwitz, dove è destinato ai lavori forzati. Divenuto il prigioniero n. 16670 testimonia il Vangelo della carità fino ad offrire spontaneamente la vita per uno sconosciuto, condannato a morte per rappresaglia nel bunker della fame.
Il 14 agosto 1941, vigilia dell’Assunta, viene ucciso con un’iniezione di acido fenico. Il 15 agosto il suo corpo è bruciato nel forno crematorio del campo e le sue ceneri sparse al vento, ma da quel momento la sua santità e la sua eredità spirituale e apostolica si diffondono in tutto il mondo.
Il 10 ottobre 1982 Giovanni Paolo II lo proclama Santo come martire della carità.
L’amore è il cuore dell’ideale kolbiano e ha motivato tutta la sua vita e la sua azione missionaria. L’AIPK ha accolto questa grande lezione e ha scelto san Massimiliano come suo patrono e ispiratore. Una delle sue frasi è diventata lo slogan dell’Associazione: L’amore crede nell’impossibile. Soltanto l’amore è capace di creare vita dentro le realtà più difficili, in un cammino condiviso fatto di paziente dedizione, di vicinanza e di speranza vera. Soltanto l’amore fa fiorire la vita. Con questa fiducia ci spendiamo al servizio dei nostri fratelli.
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