Testimonianze

Sostegno a Distanza

Non mi ero mai chiesta perché sostengo le adozioni a distanza, ma, riflettendo sulle motivazioni, ho scoperto che nella mia vita ho sempre ricevuto amore da tante persone, che con le loro capacità mi hanno sostenuto. Capisco che ho ricevuto tanto e tutto gratuitamente, perché io non ho fatto nulla per meritarlo. È giunto per me ora il momento di restituire. Per questo, oltre che prendermi cura delle persone vicine, ho sentito il desiderio di aiutare anche persone a me lontane, che hanno sicuramente gli stessi desideri e speranze per una vita migliore. Così ho deciso di sostenere una famiglia in difficoltà in Brasile e una piccola bambina orfana in Africa. Probabilmente non avrò mai l'occasione di conoscerli personalmente, ma avrò la gioia di avere acceso una luce di speranza nella loro esistenza sapendo di non essere più soli, poiché per me, come credo per tutti, è fondamentale sapere che siamo importanti per qualcuno.
— Luisa
La nostra “storia” con la AIPK Onlus ha avuto inizio con le bomboniere solidali per il nostro matrimonio. La nostra famiglia ha da poco compiuto 7 anni, ed è da 7 anni che le missionarie ed i volontari della AIPK, in diversi modi, ne sono entrati a far parte. Ci siamo sentiti coinvolti in questioni e realtà così lontane e diverse da noi... allo stesso tempo, però, queste culture ci parlavano di una bellezza che fatica ad uscire. Già prima di sposarci avevamo le idee chiare su come avremmo fatto crescere la nostra famiglia e, dopo il primo anno di matrimonio, messo da parte qualche soldino, abbiamo deciso di allargare la nostra famiglia con il sostegno a distanza. Ricordiamo benissimo l’emozione del momento in cui abbiamo ricevuto la fotografia e le notizie del bambino a noi affidato: un pacioccone brasiliano di appena 7 mesi. Da quel giorno, durante la preghiera per benedire i nostri pasti, era inevitabile pensare a Wesley e alla sua famiglia. Sì, perché sentivamo che ci era chiesto di prenderci cura non solo di questo bambino, ma di tutta la sua famiglia. Da subito abbiamo fatto esperienza che il sostegno a distanza non è solo mandare dei soldi (magari quelli di “troppo”) a chi ne ha più bisogno per lavarsi la coscienza con qualche buona azione. Ammettiamo che avremmo potuto fare di più: scrivere una lettera, inviare qualche foto o qualche regalino, o addirittura partire, ma non ci è stato possibile... però quella foto sul frigorifero o in camera da letto, ci faceva sentire in contatto. Dopo due anni, purtroppo, la famiglia che ci è stata affidata si è trasferita ed è uscita fuori dal progetto del sostegno a distanza. Ma non potevamo non riproporci come “padrini” per qualcun altro, tanto più che la nostra famiglia era in attesa di Gabriele. E dopo poco ecco arrivare una nuova storia da accogliere: Marjorye Letìcia, la sorella maggiore di Gabriele! Abbiamo avuto l’occasione di incontrare tanti altri padrini in un incontro a Mondragone (CE): tanti come noi alle prime armi, altri con esperienze decennali o chi addirittura era partito e aveva conosciuto i bambini a loro affidati, o ancora gruppi affidatari. Il bello di queste persone era non solo la generosità, ma la vera accoglienza del cuore. Esistono tanti modi per far crescere una famiglia, e il sostegno a distanza ci ha insegnato proprio ad essere sempre più famiglia aperta e in crescita e ci ha fatto capire che il vero amore è il non possesso.
— Alessia e Roberto