Festa della mamma

“festeggiare la forza e l’amore
che ogni mamma porta in sé”

 

Si avvicina la festa della mamma, un’occasione importante per festeggiare la forza e l’amore che ogni mamma porta in sé.
Nella nostra missione abbiamo una particolare attenzione alle donne: custodi della vita e del futuro. Ne incontriamo tante che vivono in situazioni di forte disagio e precarietà, che fanno fatica a prendersi cura dei propri figli perché mancano del necessario per vivere con dignità e serenità.

La storia di Patricia ci dice, però, che quando si è aiutati e accompagnati la speranza fiorisce e così pure la voglia di ricominciare a vivere e a sognare un futuro diverso.

 

Ricordi di infanzia
Ricordo la mia infanzia: io, Patricia, mia sorella più piccola, mio padre, un uomo taciturno e distante da noi figlie, mia madre che era incinta dell’altra mia sorella e che mostrava un po’ di tristezza e scoraggiamento davanti alle difficoltà della vita e di ciò che ci mancava. Abitavamo in una piccola casa che non era di nostra proprietà, situata accanto a quella dei miei nonni. Mio padre era disoccupato, ogni tanto faceva qualche lavoro, ma a noi non dava niente, in casa mancava il cibo. Sembra una storia da film, ma è reale.
Un giorno una missionaria venne a bussare alla porta della nostra casa e disse che voleva conoscere le famiglie della zona in cui abitavamo; da quel momento tutto cominciò a cambiare: siamo stati accompagnati e sostenuti nelle nostre necessità, sia spirituali che materiali.
Io ero piccola, ma ricordo bene l’esistenza del progetto Adozione a distanza – Brasile che, prima ancora della nascita del Centro Sociale, ci aiutava molto, soprattutto nell’aspetto dell’alimentazione. Sapevo che avevo dei padrini che vivevano molto lontano, chiesi persino delle foto per conoscerli. Ricordo la festa dei compleanni una volta al mese, perché una mia grande gioia era poter avere una festa di compleanno tutta mia con la torta, la possibilità di poter spegnere le candeline dopo il canto degli auguri e ricevere un piccolo regalo, che era sempre qualcosa di utile e di cui avevamo bisogno. In quel tempo mia madre non poteva fare queste cose per noi, e la mia gioia si moltiplicava nel vedere il sorriso sul suo volto quando ci vedeva felici. Peccato che questo succedeva solo una volta al mese.

Un luogo per rinascere
Intanto che questo progetto andava avanti e tutti i mesi ci riunivamo nella cappella per ricevere la nostra “Cesta basica” (cesta di alimenti), partecipare ad alcune attività di gioco e di formazione, e poi cantare gli auguri a coloro che compivano gli anni e mangiare la torta di compleanno… mia madre alimentava un sogno nei miei confronti: quello di avere un luogo dove io potessi andare tutti i giorni per partecipare a delle belle attività e potessi essere aiutata in quegli aspetti in cui avevo più difficoltà, soprattutto nelle lezioni di matematica.
Io pensavo che era solo uno dei tanti sogni che mia madre alimentava nel suo cuore, in realtà non era così, perché realmente si stava costruendo il Centro Sociale Massimiliano Kolbe e in un breve lasso di tempo io già stavo partecipando alle attività.

In questo luogo meraviglioso e con queste persone fantastiche, che credono veramente nel potenziale umano di ciascuno, io sono cresciuta in tanti aspetti, sono migliorata anche a scuola, ho superato la mia timidezza, ho seguito delle attività che mi hanno aiutata a sviluppare le mie capacità, ad essere critica davanti alle diverse situazioni della vita e anche a sognare di avere una mia posizione nella società.

Fin da piccola sognavo di diventare insegnante, ma avevo paura di non riuscirci, a causa del mio carattere estremamente timido e introverso e della situazione che vivevo con la mia famiglia e che non mi dava alcuna prospettiva di futuro. Nel Centro Sociale ho fatto molti incontri con alcune missionarie e con gli educatori, con i quali conversavo sulla vita, sul mio futuro, sulle mie difficoltà e su tutti gli interrogativi che mi portavo nel cuore. Una delle mie più grandi difficoltà, che perdurò per quasi tutti gli anni in cui ho frequentato il Centro, era legata alla malattia di mia madre. Sembrava andare tutto bene, ma quando avevo circa 12 anni, lei ha cominciato a soffrire di una forte depressione, in seguito alla separazione da mio padre e dopo la nascita della mia sorella minore. Non si vedeva più la gioia sul suo volto e questo mi spezzava il cuore ogni giorno. Molte volte arrivavo al Centro Sociale distrutta, disorientata, poiché ero una bambina e non sapevo come fare; però cercavo sempre qualche adulto per conversare e per essere aiutata ad affrontare la situazione. Io percepivo che nonostante fossi piccola, ero l’unica della famiglia che poteva fare qualcosa, soprattutto perché le mie sorelle erano più piccole di me.
Alcune volte non andavo al Centro sociale, perché mia madre non poteva nemmeno alzarsi dal letto, oppure – pur prendendo le medicine – mostrava forte tensione e nervosismo; ci sono stati dei giorni in cui dovevamo fare tutto al suo posto. Ma fare le cose al posto di mia madre non era un problema, quello che mi faceva soffrire di più era la consapevolezza che stavo diventando la madre di mia madre, dovendo persino prendere decisioni al suo posto. Furono anni difficili, nei quali ogni giorno quando mi svegliavo desideravo solo che succedesse un miracolo e che mia madre migliorasse.

Sognare il futuro
In questo tempo il Centro Sociale è stato un grande e importante punto d’appoggio non solo per me, ma anche per mia madre, poiché alcuni educatori vennero a casa mia, ci aiutarono a trovare gli aiuti adeguati e ci stettero sempre vicini. Ebbi fiducia e percepii che in questo luogo avevo trovato il supporto per vivere il momento più difficile della mia vita. Cercavo una parola, una consolazione, un po’ di forza e in alcuni momenti perfino l’affetto, che molte volte desideravo ricevere da mia madre. A poco a poco queste sfide e la malattia di mia madre sono state superate, con le terapie, le cure e l’aiuto di tutti coloro che ci sono stati vicini.


Inoltre, io sono stata sempre incoraggiata a lottare per il mio sogno. Quando avevo 17 anni ho cominciato a lavorare come giovane apprendista e questo mi ha permesso di cominciare gli studi alla facoltà di pedagogia, con molto sacrificio e vivendo lontano dalla mia famiglia e soprattutto da mia madre. Ma adesso sono una pedagoga. Ho avuto anche molte persone che mi sono state di esempio e di ispirazione. E non sono solo una pedagoga, ma una donna piena di speranza, di vita, so quello che voglio e il bene che voglio costruire nel mondo.
Adesso, guardando indietro, vedo come l’esperienza con mia madre e l’appoggio che ho ricevuto presso il Centro sociale mi hanno permesso di essere la donna che sono oggi, piena di forza e di coraggio per lottare. Tutta questa realtà è molto viva nel mio cuore e in tutto ciò che faccio; cerco di trasmettere il bene che ho ricevuto e sento che è importante poter collaborare nella crescita delle persone e veder fiorire il bene che un giorno è stato piantato nel mio cuore.
Quando nella classe in cui insegno mi accorgo che qualcuno sta soffrendo non resto indifferente, so che la mia missione è stare vicina al bambino e ai suoi genitori, perché credo che la stessa trasformazione che è avvenuta nella mia vita e nella vita della mia famiglia, può succedere anche nella vita di altre persone. Voglio essere propagatrice di bene.
La mia famiglia sta bene, mia madre ora sta bene, anche se ancora sotto cura per assicurarle un equilibrio soprattutto a livello emotivo. E la cosa più importante è che lei è tornata ad essere madre e io, come buona figlia, sento che sono cresciuta e maturata, anche se spesso ho ancora bisogno e cerco il suo grembo accogliente, che nei momenti di stanchezza è il miglior rifugio che una persona possa avere.

“Per me il Centro Sociale è come un campo in cui vengono lanciate delle sementi e il fiore
che cresce ha la sua unicità, poiché ognuno è diverso, ma tutti i fiori sono ben irrigati,
con tanto affetto e secondo le necessità di ciascuno.
Un luogo accogliente come il grembo materno”

 

Patricia Barbosa, 25 anni

nella foto in alto : da sinistra Patricia, la mamma e le sorelle.

 

Il nostro impegno è quello di continuare ad offrire ad altre donne e mamme le stesse opportunità che ha avuto Patricia, ed assicurare ai tanti bambini e ragazzi che frequentano il Centro la possibilità di avere una sana alimentazione e un’educazione adeguata ad affrontare le sfide della vita.
Con il tuo aiuto, possiamo dare voce ai loro sogni.

 

DONA