Testimonianze

Estero

Mi chiamo Giulia, ho 34 anni e sono originaria di Abano Terme ma dal 2015 mi sono trasferita a Roma per lavoro allontanandomi così da casa. Questo 7 Agosto, grazie alla conoscenza di alcune Missionarie che mi hanno consigliata, ho deciso di partire per 3 settimane di volontariato in Brasile, (altro…)
— Giulia -Volontaria 2024
Ho deciso di partire per l’esperienza di volontariato in Brasile a inizio anno. A dicembre infatti avevo partecipato ad un pranzo solidale, durante il quale i giovani partiti per la stessa esperienza nel 2023 raccontavano cosa avesse significato per loro. Da quel momento ho sentito una spinta interna che non mi permetteva di togliere dalla testa l’idea di partire. Sentivo il bisogno di vedere e conoscere il diverso, di emozioni forti che sapevo non avrei trovato in un semplice viaggio di maturità, con i compagni di classe, nelle solite destinazioni. Volevo qualcosa che mi toccasse davvero, che mi desse una scossa. Dopo averne parlato con i miei genitori ho partecipato ai primi incontri di preparazione a Borgonuovo, durante i quali la voglia di partire si era trasformata in una decisione ferma e sicura, per quanto ancora una scelta come quella mi sembrasse incredibile e lontana dalla mia vita. In Brasile ho vissuto un’esperienza sicuramente impossibile da far comprendere a parole, perché quelle possono raccontare cosa abbiamo fatto e chi abbiamo incontrato ma difficilmente riusciranno a spiegare a chi non c’era le emozioni provate e ciò che ha significato l’intero complesso di quei venti giorni. Mentre ero là ho cercato di scrivere ogni volta che riuscivo, per elaborare meglio quello che vivevo fuori e sentivo dentro. Là il presente acquisisce un’importanza all’ennesima potenza, non puoi far altro che viverlo intensamente, dando un enorme valore ad ogni singolo momento. Forse per la prima volta ho sperimentato cosa significhi vivere profondamente dentro ogni istante. Il tempo assume una strana dimensione, sembra quasi che si moltiplichi, perché scopri con meraviglia quanta vita e quante emozioni possono esistere anche solo in un paio d’ore. Una caratteristica che mi ha accompagnato per l’intero viaggio è stata lo stupore, per l’accoglienza delle Miss, per gli abbracci stretti e caldi dei bambini, come se mi conoscessero da una vita, per l’affetto gratuito che tutti ci hanno donato a partire dal primo momento in cui abbiamo messo piede al centro. Anche se non sapevano niente di noi e noi niente di loro, ci hanno insegnato che non serve alcun tipo di motivazione o pretesto per dare e ricevere affetto, loro lo mettono in qualsiasi gesto, senza alcun tipo di filtro. Ma anche lo stupore per il forte legame che si è creato all’interno del gruppo con cui sono partita…forse vivere lo stesso tipo di suggestioni e commozioni ha creato un qualcosa che durerà nel tempo. Là non ho elaborato subito quello che mi succedeva, forse perché era troppo grande per capirlo tutto in una volta, o perché certe emozioni sono fortissime mentre le vivi, ma poi cambiano. O forse perché non riuscivo a vedere le cose da fuori come invece sto iniziando a fare ora che sono tornata. L'unica cosa di cui mi rendevo conto era che stavo veramente bene. Sentivo di essere dove dovevo essere e che quello, in quel momento, era il mio posto, cosa che non mi succede spesso. A volte, mi capitava di sentire delle forti connessioni con qualche bambino anche se ci si capiva davvero poco a parole; la sintonia e la comunicazione infatti stavano nei gesti d’amore, nel tono di voce, nelle risate, negli abbracci, che ho scoperto essere il modo più efficace, autentico e diretto per dimostrare affetto; o semplicemente l’essenza di tutto era nell’essere lì, nel passare del tempo insieme. E ti rendi conto che forse effettivamente qualche cosa hai lasciato quando devi andare via, quando arriva il momento dei saluti e hai la prova tangibile che tutto quello che è accaduto in quell’angolo di paradiso forse un senso lo ha avuto. E vedi, attraverso le lacrime di una specie di addio, il valore e la grandezza dell’amore che hai dato e ricevuto. Un amore autentico, che non potevi trattenere, senza interesse e senza filtri, perché certe situazioni non ti concedono di tenerli, ma dolcemente ti sciolgono le maschere. Adesso è strano pensare che le loro vite andranno avanti, come prima, senza di noi, così anche le nostre, senza più loro. Eppure con qualcosa in più, custodendo i ricordi, l’amore, le sensazioni…ma anche affrontando la “saudades”, il distacco, l’impatto del ritorno alla propria quotidianità. E inevitabilmente, che tu te ne accorga o meno, tutto questo ti cambia. Fa iniziare un processo che ti smuove, ti “impasta” e ti cambia, anche se magari i risultati li vedi quando torni alla vita quotidiana, pian piano. A me è già capitato di vedermi diversa quando inciampo in situazioni che prima avrei vissuto in tutt’altro modo. Per esempio, ho notato che provo più interesse e curiosità verso le persone, forse perché ho più fiducia e meno pregiudizi, anche quelle che incontro in una sala d’attesa o in fila in un negozio. In generale, mi sento meglio in mezzo alla gente ma paradossalmente sento anche un urgente bisogno di passare del tempo da sola, di dedicare più tempo a me, forse anche perché devo finire di metabolizzare tutto ciò che ho vissuto. Non so cosa penserò fra qualche anno, ripensando a questa esperienza, ma vorrei ricordarla sempre come tanti abbracci e urla felici, occhi lucidi e mani sporche di vernice colorata. Elisa.
— Elisa – Volontaria 2024
Sono partita per il Brasile insieme a 12 ragazzi sconosciuti, che come me avevano deciso di dedicare il mese di Agosto ad aiutare l’altro, dall’altra parte del mondo. Sono partita per lascarmi stupire e credo che l’obiettivo sia stato pienamente raggiunto. Sono rimasta stupita dal legame che si è creato tra noi volontari: da perfetti sconosciuti siamo diventati fratelli in questa esperienza che ha cambiato il cuore di ognuno di noi. Sono stata stupita dalle Missionarie (“le miss”), che da quando siamo arrivati in aeroporto ci hanno fatto sentire amati come dei figli, standoci accanto in tutto, a livello fisico (con le ansie di prendersi qualsiasi malattia possibile e immaginabile) e a livello spirituale, permettendoci di vivere il posto e le persone nel modo più sincero. Infine i bambini, i ragazzi e tutto il personale che rende il centro sociale una vera e propria oasi di serenità e pace, mi hanno fatto toccare con mano la parte bella del mondo: l’amore gratuito che cercherò di portare e trasmettere nella mia vita. Questo che ho visto è l’amore che fa andare avanti il mondo; lo voglio spegnere? Assolutamente no. Grazia.
— Grazia -Volontaria agosto 2024
Avevo da tempo il desiderio di fare volontariato all’estero e, dopo diverse ricerche, una mia collega mi racconta dell’esperienza fatta in Brasile nel Centro Sociale Massimiliano Kolbe. Era molto entusiasta e le brillavano gli occhi al solo pensiero di quell’esperienza vissuta fino a pochi giorni prima, mi sembrava proprio che avesse una luce in più. Decido in brevissimo che quella sarebbe stata l’esperienza per me, sentivo che anche io volevo vivere quelle emozioni, avere quella luce negli occhi e quell’entusiasmo per aver visto e conosciuto un’altra parte del mondo così diversa e soprattutto per aver dato e, solo ad oggi posso dire, anche ricevuto tanto amore, cura e accoglienza. Dal momento della mia decisione di partire fino alla partenza vera e propria sarebbe dovuto passare un anno, se da un lato ero un po' sconfortata perché la vedevo un’esperienza lontana e io quelle emozioni volevo viverle subito, dall’altro mi sono dedicata con costanza e curiosità agli incontri organizzati dalla Onlus per spiegarci la missione e aiutarci a preparare il cuore. Appena arrivati in Brasile, le missionarie ci hanno accolti e fin dal primo momento ci hanno guidati alla scoperta di Riacho mostrandoci il centro sociale e tutto ciò che c’è intorno: persone, bambini, storie e luoghi. Al centro sociale partecipavamo alle attività che gli educatori preparavano per i bambini e i ragazzi e in ogni momento ci sentivamo coinvolti; anche se non conoscevamo la lingua trovavamo un punto di incontro per comprenderci e stare insieme. Abbiamo inoltre avuto modo di metterci alla prova organizzando noi stessi dei laboratori e delle attività da proporre; è stato bello e stimolante vedere come fossero curiosi ed entusiasti di fronte a qualsiasi cosa che per loro fosse nuova. In tutti i momenti, i bambini incuriositi “dagli italiani” venivano a parlarci o a chiederci di giocare. In tre settimane, ci hanno preso per mano e portato nel loro mondo che noi abbiamo esplorato in punta di piedi e abbiamo cercato di comprendere. Per me il momento più significativo è stato visitare le famiglie che frequentano il centro. Capire dove vivono quei bambini così dolci e simpatici è stata un’esperienza forte; vedere le loro case, molto diverse dalle nostre e con mille contraddizioni, mi ha arricchito a livello emotivo e spirituale. Una delle cose più belle è stata che ogni giorno che ero lì scoprivo qualcosa di nuovo tramite un racconto, un gesto, una parola. La missione in Brasile mi ha aperto gli occhi su “un altro mondo” al quale non pensi nella vita di tutti i giorni eppure c’è. Mi ha tolto la polvere che avevo sul cuore, fatta di insicurezze e mille problemi anche futili, e mi ha donato un senso di praticità e di realtà che so che mi accompagnerà a lungo. Mi ha insegnato a non giudicare e a comprendere che oltre i giochi e il sorriso di un bambino c’è una storia che va presa e trattata con cura da chiunque abbia la voglia di mettersi in gioco e spendersi per l’altro. Infine, la cosa più importante che mi ha lasciato la missione, è che molte volte anche solo la presenza di una persona è la felicità e la speranza di un’altra. Aurora.
— Aurora – Volontaria agosto 2024
Sarò in grado di affrontare questa esperienza nel modo migliore? Ecco la domanda che ero solita farmi prima della partenza per il Brasile, essendo molto sensibile avevo una terribile paura che tutto il contesto mi sovrastasse. Questo viaggio non è stato solo volontariato, mi ha permesso di intraprendere una strada molto più complessa relativa alla mia vita, mi ha permesso di guardarmi dentro e capire quali fossero le mie essenze, la mia autenticità. Fin dal primo giorno sono stata travolta da un amore puro, alla quale non riuscivo a darmi spiegazione, siamo soliti pensare che ci debba sempre essere un fine per la quale fare azioni quotidiane, in questo caso i loro gesti venivano senza chiedere nulla in cambio. Quegli occhi, quegli sguardi carichi di gioia e speranza mi hanno fatto capire che nonostante tutto c’è sempre un motivo per cui lottare, sicuramente non è facile, ma molti di loro nel centro sociale vedono un raggio di sole e trovano il loro motivo personale per dare un senso alla propria vita, fanno di tutto per calpestare quell’ingiusta condizione nella quale vivono, fanno di tutto per emanciparsi e farcela. Sono davvero grata di aver intrapreso questa avventura, grata di essere stata un filo piccolissimo di luce in quel raggio di sole che illumina tutta Riacho. Sono tornata a casa mettendo in discussione tutta la mia vita, il percorso di studi intrapreso perché quando vedi tanta ricchezza rinchiusa, pensi solo di voler fare qualcosa per far si che il mondo possa accorgersene, facendo anche tu la differenza. Sono tornata a casa piena di amore e consapevolezza, non sono stata io ad aiutare loro ma il contrario, mi sono resa conto di quanta intelligenza emotiva questi bambini abbiano e quanto siano pronti a donarsi. Questa esperienza mi ha segnato davvero nel profondo, è stata stravolgente, e voglio approfittare di questo “shock emotivo” alla quale non ero minimamente preparata, per dare importanza a tutto ciò che di bello succederà nella mia vita. Grazie Riacho! Thea.
— Thea – Volontaria agosto 2024
Sono Sofia, ho 22 anni e vivo in provincia di Varese. È da qualche anno che durante l’estate mi sarebbe piaciuto fare qualcosa per gli altri e per me. Ho conosciuto Katia, una missionaria, sono venuta a conoscenza di tutta la realtà AIPK, e ho deciso in qualche modo di buttarmi in questa esperienza. Il 7 agosto sono così partita, direzione… Brasile, Riacho Grande. Non ero sola, eravamo 8 volontari e ad aspettarci vi erano altrettante missionarie pronte ad accoglierci e ad aprirsi verso questa avventura che avremmo vissuto insieme. Passavamo le nostre giornate al centro, facevamo attività creative, ludiche e sportive con i ragazzi e la fatica di svegliarsi tutti i giorni alle 5.30 era ripagata da quei grandi sorrisi che trovavamo ogni mattina al nostro arrivo. Una delle più grandi ricchezze di questa missione sono state le persone che ho incontrato, ho trovato di volta in volta amici, insegnanti, riferimenti. Sì, ho scelto di fare questa esperienza anche per donare, per donarmi, ma penso che siano stati loro a dare a me più di quanto io abbia potuto immaginare. È difficile scrivere, parlare di emozioni, soprattutto se queste ti hanno alimentato tutto il tempo e continuano a farlo anche adesso che sono dall’altra parte del mondo… La missione ti cambia, non so in che modo o perché, ma so solo che quando si sente questa chiamata è necessario coltivarla, sicuramente fiorirà in qualcosa di bello. Sofia.
— Sofia – Volontaria agosto 2024
Ammetto che scrivere queste righe non mi è facile. Non è semplice trovare le parole giuste per riassumere questo viaggio, iniziato dal primo incontro a Borgonuovo a maggio. Non so bene il motivo per cui io abbia scelto di partire… sicuramente la curiosità di scoprire un nuovo posto, nuove persone, la voglia di viaggiare, di fare un’esperienza diversa donandomi un po’ all’altro. Non avevo aspettative, solo un po’ di paura pensando che forse non sarebbe stato davvero il momento giusto per questo tipo di esperienza. Questo timore è scomparso non appena atterrata. L’amore e il calore brasiliano mi hanno travolto fin dal primo istante. E’ difficile descrivere l’emozione provata alla vista delle prime favelas illuminate dalle luci della notte. Vigeva in me tanta ignoranza, e forse, per questo motivo, la parola che meglio descrive quello che è stato il mio stato d’animo è “compassione”. Mi sono bastati pochi giorni però per cambiare il mio punto di vista, capendo che in verità favela è uno stile di vita che insegna il senso di comunità e unione. In Brasile la maggior parte del tempo l'ho trascorso al centro sociale Massimiliano Kolbe in compagnia di bimbi e adolescenti. Indimenticabili sono i loro occhi pieni di amore e vita, i loro sorrisi e le loro risate, i loro abbracci, la loro forza, sensibilità, dolcezza, allegria. Mi hanno insegnato il vero significato della parola vita. Mi hanno donato tanto, sicuramente più di quanto io abbia dato a loro. Non è stata fondamentale la parola, gli occhi hanno sempre parlato al posto della bocca. Questo per me è stato un viaggio molto impegnativo dal punto di vista emotivo. In pochi giorni ho provato tante forti emozioni e stati d'animo contrastanti. Dalla commozione appena arrivata la prima mattina al centro, alla felicità nel sentire la domanda "péga-péga?", alla rabbia provata vedendo le condizioni in cui vivono di alcune famiglie, alla leggerezza e spensieratezza di quando io e i miei compagni di viaggio prendevamo la balsa improvvisando concerti e godendoci ogni tramonto, alla gioia nel vedere Epitacio con i suoi panini alla calabresa, alla stanchezza delle 5.30 del mattino, alla tristezza provata nel salutare tutti i bambini l'ultimo giorno al centro, promettendoci che ci saremmo rivisti in futuro. Il Brasile mi ha donato tanta energia e voglia di vivere ogni momento al 100%. La vita non va sprecata, ma vissuta, e per me vivere una Vita con la lettera maiuscola vuol dire anche donarmi all'altro, senza giudicare. Sarò per sempre grata al centro, ai bimbi, agli educatori, alle missionarie che mi hanno accolto facendomi sentire a casa, amata e voluta e ai miei compagni di viaggio, con i quali ho condiviso i venti giorni più belli di sempre. Grazie Brasile. Carlotta.
— Carlotta G. – Volontaria agosto 2024
Mi chiamo Giorgia, ho 24 anni e da fine luglio a metà agosto sono stata in Brasile con le Missionarie dell’Immacolata Padre Kolbe per partecipare come volontaria alla loro missione. Descrivere brevemente e in modo conciso l’esperienza di volontariato sarebbe impossibile, poiché abbiamo vissuto tante esperienze, provato infinite emozioni e ogni giorno è stato emotivamente pieno. Eppure c’è un lascito che più degli altri mi sento di portare dentro e che è stato, almeno per me, il senso più profondo dell’esperienza: la spontaneità dell’amore. Prima di partire pensavo che noi volontarie italiane avessimo la missione di andare in Brasile per aiutare, eppure, una volta lì questa missione si è sgretolata perché sono stati i bambini e le missionarie ad aiutare noi, ad arricchirci l’anima. È qualcosa che ti cambia dentro, che rivoluziona il tuo modo di vedere le cose e che mette in luce quanto amore si possa condividere attraverso i piccoli gesti. Uscire dalla propria “comfort zone” e iniziare a condividere è il primo passo per vivere l’amore e non smetterò mai di ringraziare per la magnifica esperienza che ho vissuto e che mi ha insegnato tutto questo.
— Giorgia